L’uscita, a pochi giorni di distanza, della serie Daisy Jones & The Six, tratta dall’omonimo libro di Taylor Jenkins Reid, e del romanzo Il fuoco dentro di Barbara Baraldi, ha confermato come tra letteratura e musica rock esista un legame molto stretto.
E se un le classiche autobiografie delle rockstar sono ormai un filone a parte, vedi il successo di titoli come Life di Keith Richards (un vero e proprio long seller), Scar Tissue di Anthony Kiedis (Red Hot Chili Peppers), Just Kids di Patti Smith e del recente Surrender di Bono, anche i romanzi non sono da meno, come dimostrato dalla calorosa accoglienza riservata ai libri di cantautori come Nick Cave (E l’asina vide l’angelo) e Josh Ritter (Una grande, gloriosa sfortuna).
Quello di cui vi parliamo qui, però, sono i romanzi ambientati nel mondo della rock, che ne raccontano l’ambiente oppure che hanno come protagonista una rockstar. Sono libri che svelano i retroscena – fatalmente torbidi – del music business, come ha fatto qualche anno fa la serie tv Vinyl di Martin Scorsese e Mick Jagger, oppure che raccontano le traversie esistenziali di giovani dei della musica all’apparenza inavvicinabili ma che, sotto sotto, hanno gli stessi identici problemi di noi comuni mortali.
Ma partiamo dall’inizio, dallo spunto che ha dato il là a questa nostra panoramica. In Daisy Jones & The Six (Sperling & Kupfer) la scrittrice statunitense Taylor Jenkins Reid racconta la storia dell’omonima fittizia rock band, liberamente ispirata ai Fleetwood Mac di Romours. Se la band angloamericana era guidata dalle personalità mercuriali di Stevie Nicks e Lindsay Buckingham, i Daisy Jones & The Six si basano sul magnetismo tra la cantante Daisy Jones e il frontman Billy Dunne. Eppure, nel 1979, dopo un concerto memorabile e milioni di copie vendute, la band scompare improvvisamente dalle scene: che cosa è successo?
Nel Il fuoco dentro (Giunti) Barbara Baraldi romanza la drammatica vicenda esistenziale di Janis Joplin, nota verso la fine degli anni Sessanta come cantante del gruppo Big Brother and the Holding Company e successivamente come artista solista. Il suo capolavoro è l’album Pearl, pubblicato nel 1971, inserito dalla rivista Rolling Stone nella lista dei migliori 500 album nella storia della musica.
Chi incontra Janis Joplin e ne diventa amica è Lola Bensky, protagonista dell’omonimo romanzo di Lily Brett (edizioni e/o). Lola arriva a Londa diciannovenne nel 1967, come inviata di un giornale australiano. Nella City fa la conoscenza di Mick Jagger e Cher, poi si sposta nella California della Summer of Love e fa la conoscenza di Janis, Jimi Hendrix e Jim Morrison. Niente male per una spaesata ragazzina provinciale di Melbourne!
Con Il tempo è un bastardo (Mondadori), Jennifer Egan ha vinto il Pulizer, premio che l’ha consacrata come una delle voci più importanti del panorama letterario americano. Il libro, caratterizzato anche da un impaginato particolare, ruota attorno alla figura di Bennie Salazar, ex musicista punk di successo e ora discografico, il cui schizofrenico passato – fatto di produttori, rockstar e uffici stampa – è ricostruito da Egan attraverso 13 racconti intrecciati tra loro.
È una ex rockstar anche Alain, protagonista di Rapsodia francese di Antoine Laurain (Einaudi). Oggi intrappolato in un noioso lavoro borghese, Alain da giovane faceva parte di una promettente band new wave, che però non era andata oltre il primo demo. Trentatré anni dopo, riceve una lettera di ingaggio di una casa discografica, rimasta nascosta dietro all’armadio di un ufficio postale: che sia venuto il momento di riunire la band per provarci di nuovo?
Uno che invece ha deciso di mollare la vita della rockstar all’apice della fama è Bucky Wunderlick, come narrato da Don DeLillo in Great Jones Street (Einaudi). In questo romanzo del 1973 il grande scrittore americano racconta l’esilio del protagonista (modellato sulla figura di Bob Dylan), che si rifugia in un angolo nascosto di New York per sfuggire al culto della personalità di cui è oggetto. Purtroppo, il suo piano non va a buon fine, perché è costantemente disturbato da giornalisti, agenti e personaggi misteriosi.
Al contrario, Larry Underwood, uno dei personaggi del romanzo corale di Stephen King L’ombra dello scorpione (Bompiani), avrebbe volentieri goduto della fama improvvisa raggiunta con il singolo “Baby, Can You Dig Your Man?”. Larry, una rockstar narcisista ed egoriferita, di lì a poco dovrà fare i conti con un mondo completamente trasformato da un misterioso virus, con città vuote e spettrali percorse da poche persone allo sbando. Cosa sceglierà di fare? Vorrà perseguire il Bene e appoggiarsi a gruppo di Mother Abagail oppure seguire le orme di Randall Flagg, il Signore delle Tenebre?
Per fortuna le storie di rock non sono tutte così nichiliste. Lo dimostrano I Commitments di Roddy Doyle e Il gruppo di Joseph O’Conner, entrambi pubblicati da Guanda, che raccontano l’amore per la musica da parte dei loro protagonisti. Un amore così forte e profondo che li spinge a formare una propria band, a immagine e somiglianza dei loro idoli musicali. Ne I Commitments – trasposto nel 1991 da Alan Parker in un film di successo –, a Barrytown, un quartiere popolare di Dublino, un gruppo di ragazzi decide di fondare una band di soul e rythm & blues ispirandosi a James Brown e Otis Redding. Ne Il gruppo, invece, l’azione si sposta a Luton, cittadina industriale a cinquanta chilometri da Londra, dove Roddie Goulding e Fran Mulvey formano i The Ships: è l’inizio degli anni Ottanta, e i modelli di riferimento sono David Bowie, Morrissey e i Velvet Underground. Entrambe le vicende saranno costellate da successi e disastri!
Chiudiamo questa carrellata con due romanzi che raccontano i mestieri della musica. In Uccidi i tuoi amici (Einaudi) lo scozzese John Niven, un passato da discografico e un presente fatto di best seller come A volte ritorno, narra con la sua consueta ironia sovversiva l’epopea di Steven Stelfox, una sorta di suo alter ego: è il 1997, il New Labor di Tony Blair è al potere e il Brit-pop è al suo apice. Niven senza tanti complimenti fa a pezzi la scena musicale di quegli anni, descrivendo un ambiente popolato da giornalisti incompetenti, rockstar viziate e discografici assetati di denaro, desiderosi solo di sfornare hit a ripetizione.
Non è molto più idilliaco neanche il mondo dei negozi di dischi britannici, soprattutto se un malcapitato avventore ha a che fare con Dick, uno dei commessi di Championship Vynil, il negozio londinese raccontato da Nick Hornby in Alta fedeltà (Guanda). Dick ha una conoscenza musicale enciclopedica e da bravo snob passa il tempo a criticare le scelte d’acquisto dei clienti. Per fortuna il proprietario del negozio è Rob Fleming, un trentacinquenne ex dj, sicuramente più accomodante di lui. Purtroppo però il negozio naviga in cattive acque e la vita privata di Rob è un disastro dopo l’altro…
Insomma, come avrete visto, sono tantissime le declinazioni dei romanzi in chiave rock. Quali di queste vi ha colpito di più? Siete pronti a scoprire quale sarà la vostra prossima lettura?